Un nuovo report per approfondire il ruolo di influencer e creator su un tema sempre più rilevante online, ma ancor di più sul loro ruolo nella comunicazione di temi sociali.
I social network negli anni si sono sempre più confermati come luogo di riferimento per comunicazioni anche complesse, temi sensibili che in molti casi polarizzano e portano ad un confronto difficile e in molti casi poco controllabile nei suoi eccessi.
Inclusion, diversity e body positivity rientrano certamente in queste tematiche, venendo abbracciate dagli utenti certo, ma anche e soprattutto da influencer e creator, sempre più “attivi” nel trattarli. Un ruolo, il loro, visto notorietà e posizionamento, spesso cruciale, da analizzare e comprendere poiché condizionante la loro attività e, soprattutto, portando conseguenze da verificare anche lato business, collaborazioni con i brand in primis. Da una parte la possibilità, grazie a queste prese di posizione, di rinsaldare il rapporto con i propri follower e, conseguentemente, l’impatto, dall’altro il rischio di possibili crisi reputazionali pericolose anche per i marchi con cui questi creator lavorano.
Indagare il rapporto tra influencer e tali topic diventa quindi decisivo e nasce proprio da qui il nuovo report creato in collaborazione tra ONIM e IPSOS Italia, focalizzato, in particolare, sulla body positivity. Una ricerca che, partendo dall’analisi di come la body positivity viene trattata e vista online, indaga il ruolo di influencer e creator in queste discussioni online, valutandone modalità, credibilità e conseguenze.
I social network (87%) sono il luogo principale delle discussioni sul tema, a differenza di altri topic contemporanei come la sostenibilità o la lotta all’omotransfobia che vengono dibattuti di frequente anche su media più tradizionali.
Un confronto alimentato soprattutto dalle donne: il 65% delle intervistate, infatti, dichiara che la Body Positivity ha un peso rilevante all’interno dell’universo social. Un dibattito che si rivela anche come conflitto interiore, con, da un lato, la coscienza sociale che percepisce il movimento come una rivoluzione dai valori condivisibili e positivi, dall’altro, la sfera individuale che riflette la percezione di sé stessi e del proprio corpo e che è ancora condizionata da un modello di bellezza stereotipata. Una duplicità che si traduce nell’accettazione di tale conflitto: entrambe le dimensioni possono infatti coesistere ed essere gestite.
Un dibattito che vede gli influencer parte attiva. L’80% del campione intervistato da Ipsos (che diventa 90% se si isolano solo gli individui appartenenti alla Gen Z) pensa che tali figure siano legittimate a parlare del tema, ma solo se fatto in modo corretto, autentico e in coerenza con il loro stile di vita. Un punto sicuramente su cui riflettere e che ripone al centro l’importanza della credibilità e della trasparenza. Una richiesta di verità e coerenza che, se non rispettata, può portare alla perdita di follower.
La genuinità dell’influencer ha però un impatto forte anche sui marchi che li coinvolgono in progetti di influencer marketing: anche il brand deve risultare autentico nelle sue scelte evitando la pratica, purtroppo diffusa, di Body washing. La scelta del creator è, per questo, estremamente rilevante e strategica, ancor di più se si considera che, come emerge dalla ricerca, il tema della Body Positivity possa generare interesse anche per altri temi di ambito sociale. Interesse e attenzione che, ad oggi, non pare però aver un impatto a breve termine sulle conversioni: solo 1 intervistato su 2, infatti, si dice propenso all’acquisto di prodotti raccontati da un content creator che è solito parlare di accettazione del corpo e abbattimento degli stereotipi.
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